mercoledì 6 settembre 2006

Americani, brava gente e buona cucina

Lasciatemi ringraziare il signor Lowell e consorte di New York che stasera sono stati a cena da me.
Se riferissi tutti i complimenti fatti alla fine del pasto, ai vostri occhi apparirei come minimo spocchioso ed odioso. Li voglio ringraziare per la semplicità e l'umiltà con cui si sono avvicinati alla nostra cucina, dimostrando gusto nella scelta dei piatti e competenza nei loro giudizi.

Ed approfitto dell'occasione per sfatare un luogo comune di noi italiani, che cioè negli USA si mangi male.
Ho avuto l'occasione di visitare un piccolissimo angolo degli Stati Uniti, il Maine, nella stagione peggiore con le bufere di neve a 40° sottozero. In vacanza di studio per lavoro, con mia moglie abbiamo voluto provare la cucina "italiana" dei vari ristoranti con le bandierine tricolori, i fast food tipo McDonald o Subway, le steak house, ed i ristoranti americani di "cucina creativa".
Se siete già stati negli USA sicuramente sarete d'accordo con quello che adesso dirò, se avete intenzione di andarci stampatevi questo post e mettetelo in valigia: vi tornerà utile.

Punto primo. Girate alla larga da tutti quei locali che hanno anche una sola bandierina tricolore. A meno che non ne troviate uno dove un pasto costa cento dollari, tutti gli altri sono la versione peggiore dei nostri peggiori ristoranti. Se poi per sfiga incappate in uno di questi, mai e poi mai ordinate le "linguini (!) Alfredo": in una trasmissione tv ho visto come le fanno, e vi assicuro che a chiunque passa la voglia di ordinarle.

I vari fast food vanno bene per bloccare la fame: un paninazzo, uno o più bicchieroni di Coca o Pepsi (da Subway vi servite da soli al distributore quante volte volete), e potete tirare avanti fino alla sera. Non pretendete nulla di più. C'è anche una catena con le bandierine e l'insegna italiana, ma non aspettatevi una piadina o una bruschetta, è il solito panino & C.
Attenzione a quei localini simpatici dove mangiano i medici di ER. Un giorno che avevamo perso l'autostrada e ci eravamo avventurati in quella che da noi sarebbe una strada statale, all'una e mezza abbiamo deciso di fermarci al primo punto che vendeva qualcosa di commestibile. Ci siamo imbattuti in una specie di roulotte a bordo strada, con tanto di tendina a veranda e relativa cameriera (proprietaria?) dietro al bancone, dall'apparente età di oltre cinquant'anni, tutta imbellettata. Non vi racconto quello che ci ha portato per non rovinarvi la digestione della cena di questa sera.

Se negli USA scegliete una steak-house, andate sul sicuro. La carne è ottima, anche se probabilmente con una buona dose di estrogeni, alla griglia con patatine fritte o verdure varie costituisce un buon pranzo, anche se finirete la digestione verso l'ora di ritornare a tavola.

Ed infine ci sono i ristoranti di cucina americana, meglio se di "cucina creativa". Qui trovate il meglio e, se siete fortunati come lo siamo stati noi, c'è molto da imparare soprattutto se siete del mestire. In un prossimo post vi racconterò di Dana e del suo ristorante: ho scoperto poi che era al sedicesimo posto nella classifica dei locali top di tutti gli Stati Uniti.
Qui potete trovare piatti che danno i punti a molti dei nostri chef, ricercati, con materie prime di ottima qualità, personale super disponibile, molto caratterizzati sotto il profilo dell'ambiente, con una bella carta dei vini californiani ma non solo, e - cosa da non trascurare - con un prezzo accessibile, paragonabile a quello di un ristorante medio italiano.
Diciamo che sono il futuro della cucina americana. Chef ben preparati, affinati alle tecniche della cucina francese, smaliziati come i cuochi italiani, sanno preparare degli spaghetti allo scoglio (con aggiunta, ovviamente nel Maine, di aragoste e gamberoni) che poche volte in Italia riuscirete a mangiare. Io non faccio complimenti quando una cosa mi piace, soprattutto se si tratta di pesce, ma quella sera ho dovuto chiedere di incartarmi quello che non ero riuscito a mangiare a tavola.

E ricordate: il take-away negli USA non è segno di taccagneria, ma è un grande complimento per lo chef. Come dire: il tuo piatto era talmente buono ed abbondante che non deve essere sprecato e quindi me lo porto a casa. Come dice Vissani, in cucina non si butta via niente ed io cerco di farlo capire anche ai miei commensali.

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