giovedì 14 settembre 2006

Il cuoco, ovvero quel critico maledetto

Il peggior cliente di un ristorante è il cuoco o il ristoratore di un altro locale. Lo dico perchè succede a me quando, nel benedetto giorno di chiusura settimanale, non ho voglia di far ancora da mangiare a casa ed esco.
Mia moglie - responsabile di sala - è subito colpita dall'ambiente e non passano due minuti prima che faccia le sue osservazioni del tipo "Tutto molto bello, ma sono caduti sulle tende che sono in nylon" o "Molto carino; peccato che le tovaglie siano di quelle che le lavanderie danno in affitto" o ancora "I bicchieri sono della Bormioli".
Io sono più attento al piatto, ovviamente. E l'occhio cade subito sulla presentazione: una foglietta di prezzemolo (immancabile) sull'antipasto, sul primo e sul secondo. Colleghi, senza spendere di più, potete anche mettere una foglia di sedano sul primo ed una di salvia sul secondo, almeno date l'impressione di aver studiato il piatto.
Poi passo alla quantità offerta nel piatto. Ma con tutte le prediche salutistiche, perchè i cuochi si ostinano alle porzioni che io definisco da camionista (con tutto il rispetto per i camionisti)? E' anche un discorso commerciale: se dò un piatto che si fatica a finire, il cliente non ordina nient'altro. O forse sono io che non sono più abituato ad ingolfarmi di cibo.
Ed alla fine c'è la prova palato. "Molto buoni questi antipasti. Potremmo mettere dentro anche noi qualche stuzzichino del genere". "Questo risotto potevano anche farlo cuocere due minuti in più, e poi i funghi non sono dei nostri". "Potrebbero anche cambiare l'olio della friggitrice; mi sa che stanotte non riuscirò a dormire".
Neanche il critico gastronomico della Michelin è più critico di un addetto ai lavori. Per questo quando mi viene a trovare un collega mi vengono i brividi, non perchè penso di avere degli scheletri nell'armadio, ma perchè ho paura - lo ammetto - dei suoi commenti.
Il rovescio della medaglia è che lo spettro di un collega alla mia tavola mi sprona a fare sempre meglio. Ma forse non è paura, è solo vanità.

P.S.
Mia figlia ha un suo blog, di tutt'altro tipo, ed è stata lei che mi ha spronato a postare. Incavolata nera quando al mio primo post Fam Brambilla mi ha lasciato un commento: "Ma come, io ci ho messo settimane perchè un mio amico mi scrivesse".
Oggi el Brambilla mi ha scritto ancora. Sei grande, Brambilla, e mi hai dato la stura per altri post. Ti dico subito che sono d'accordo con te in molte cose, e quindi ne avremo ancora da discutere a lungo.
Sui commenti ai blog, cara Alice (che è mia figlia), non demoralizzarli. Se non arrivano, non vuol dire che non ti leggano; è solo che o sono d'accordo con te o non hanno voglia di replicare. Pubblicare un post è come trasmettere in radio (che anni quelli!, trent'anni in meno, sig!): parli, parli, ma quanti ti stanno ascoltando? Tanti, tanti, non preoccuparti. Anzi, preoccupati di dire cose sempre (almeno) intelligenti.

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