domenica 24 settembre 2006

Laudato sii mio Signore

Quante occasioni perdiamo a causa della nostra pigrizia. Vi sono giorni in cui c'è ben poco da preparare in cucina, eppure si arriva a mezzogiorno con il fiatone; altri giorni, invece, la bacheca delle cose da fare è talmente piena che ci si domanda come faremo a sopravvivere, ma si arriva a farsi tranquillamente anche l'aperitivo. Più c'è da fare, e più si fa.
Molto spesso mi creo un alibi per mascherare la pigrizia: non ho tempo, stasera avremo pieno, devo scendere in cucina presto per essere pronto, e così via, tutto per non muovere un po' le gambe.
Ho conosciuto un collega - aveva sì trent'anni in meno, ma faceva lo stesso lavoro - che alla sera, finito il servizio, si cambiava ed andava a fare jogging per un'oretta. Pazzo, dicevo in cuor mio, anche se lo ammiravo profondamente.
Quello che mi frega è dunque la pigrizia. Quando riesco a superarla, non vi dico quali soddisfazioni.
Il mio giorno libero è il giovedì. Dopo le solite cose riservate al giorno libero, il pomeriggio mi sono trovato a non aver voglia di rimanere a casa e, vista anche la splendida giornata, con la mia fedele moglie e socia mi sono concesso una passeggiata. Devo dire che abito in un posto splendido dove, a soli cinque minuti a piedi, sono già nei prati o in mezzo al bosco.
Decidiamo quindi di percorrere la strada riservata a ciclisti e pedoni, lungo il corso del torrente. Sono gli ultimi scampoli d'estate ed il sole che sta lentamente scendendo ci avvolge con il suo calore; fra un mese o poco più sarà solo un ricordo. Le foglie degli alberi e degli arbusti sono ancora verdi, anzi, in molti punti la scala cromatica dei verdi è impressionante e va dalle tonalità più scure a quelle più pallide dei nuovi germogli. Non sembra neanche di aver già scollinato la metà di settembre, in altri luoghi si stanno già facendo i conti con la nebbia.
E difatti ecco la sorpresa: sul bordo della strada, lì in bellavista, intonse come bucaneve a primavera, vedo delle piantine di nosline - in Veneto li chiamano carletti, in italiano non ho trovato un termine corrispondente - un'erba spontanea che il Grande Produttore nella sua infinita bontà ci mette gratuitamente a disposizione per sublimi risotti o eccelsi gnocchi di patate.
Non crediamo ai nostri occhi: le nosline sono una pianta tipicamente primaverile, come il luppolo, le tenere ortiche, il tarassaco o dente di leone. Già in estate fioriscono e non sono più così tenere da essere appetibili. Forse l'ultimo taglio del fieno ha fatto sì che si riproduca il miracolo primaverile; per sincerarmene ne colgo una piantina e la assaggio per verificarne la consistenza: è morbida come le labbra di una donna innamorata.
Allargo lo sguardo e scopro che tutto il campo ne è pieno. Quando a primavera mi trasformo in un predatore di erbe spontanee, mi attrezzo con coltellino e borsa, ma oggi pomeriggio non pensavo minimamente di fare un incontro simile e sono tecnicamente impreparato. Rimando tutto al mattino seguente quando, di buon'ora, torno sul posto e procedo alla raccolta, affondando la mano nella fresca rugiada che il sole non ha ancora fatto evaporare.
Solo chi ha provato queste sensazioni conosce la gioia che si prova a raccogliere le erbe spontanee. Dentro di me mi convinco sempre di più dell'esistenza di Dio, questo Grande Benefattore che ci mette a disposizione un mondo di tesori che neppure conosciamo. E, parimenti, prendo coscienza di quanto sono rincoglionito quando faccio prevalere la mia pigrizia su piccoli gesti gratificanti.
Mi tornano in mente le parole di Mao Tse Tung: il passo più importante di una lunga marcia è sempre il primo. Ma quanta fatica ad alzare le chiappe!

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