Maledetti architetti
Su una delle Twin Towers c'era un ristorante. In cucina lo spazio era così ristretto (e così fuori norma, se fosse stato in Italia) che i cuochi si cuocevano davanti con i fuochi e dietro con il vapore dei bollitori; ogni tanto qualcuno cadeva svenuto e due colleghi intervenivano per portarlo fuori, due schiaffoni per rianimarlo, e poi di nuovo dentro.
I progettisti di cucine professionali negli Usa studiano ogni posto di lavoro in base a criteri ergonomici. Praticamente non bisogna mai spostarsi perchè tutto quello che serve deve essere a disposizione a lunghezza del proprio braccio. Più o meno come succede da noi, o come dovrebbe succedere.
Ho già detto che la mia cucina, essendo piccola, l'ho sfruttata come una barca: non avendo più spazio a disposizione in orizzontale, ho cominciato a usufruire delle pareti ancora libere con mensole, ganci e barre, dove appendo di tutto. E poi a me piace vedere i miei strumenti di lavoro, sapere che sono in una cucina e non in un ambulatorio medico. A Parigi probabilmente hanno il mio stesso concetto estetico; nelle cucine che ho visitato - sto parlando di grandi alberghi come l'Intercontinental, l'Hotel de Crillon, il Riz - dove non hanno problemi di spazio, pentole, padelle e sauteuses rigorosamente in rame sono appese in ordine e in bellavista alle pareti (o forse sono io che sono stato contagiato da loro).
Nonostante, anzi a causa delle dimensioni della mia cucina, ho sempre sognato un locale come quello del mio collega Vinicio: una piazza d'armi con una parete completamente finestrata (senza zanzariere) e rivolta a mezzogiorno, da cui vedi tutte le Dolomiti e - sotto di te - le acque verdi di un laghetto alpino.
Avete mai osservato che nei luoghi belli anche la gente è bella? Come si può lavorare male se attorno a te l'ambiente è meraviglioso? Vorrei vedere Alfonso Iaccarino o Heinz Beck lavorare nei sotterranei: sarebbero gli stessi?
Purtroppo gli albergatori ed i patron dei ristoranti (ed i progettisti che da loro vengono pagati) hanno sempre pensato alla vista fronte mare o fronte lago delle camere, ma mai delle cucine. Pensate a lavorare in una cucina allagata dallo straripamento delle acque con la giacca a vento; a me è successo, grazie alla larghezza (!) di vedute di chi ha messo i fuochi nello scantinato sotto terra.
I progettisti di cucine professionali negli Usa studiano ogni posto di lavoro in base a criteri ergonomici. Praticamente non bisogna mai spostarsi perchè tutto quello che serve deve essere a disposizione a lunghezza del proprio braccio. Più o meno come succede da noi, o come dovrebbe succedere.
Ho già detto che la mia cucina, essendo piccola, l'ho sfruttata come una barca: non avendo più spazio a disposizione in orizzontale, ho cominciato a usufruire delle pareti ancora libere con mensole, ganci e barre, dove appendo di tutto. E poi a me piace vedere i miei strumenti di lavoro, sapere che sono in una cucina e non in un ambulatorio medico. A Parigi probabilmente hanno il mio stesso concetto estetico; nelle cucine che ho visitato - sto parlando di grandi alberghi come l'Intercontinental, l'Hotel de Crillon, il Riz - dove non hanno problemi di spazio, pentole, padelle e sauteuses rigorosamente in rame sono appese in ordine e in bellavista alle pareti (o forse sono io che sono stato contagiato da loro).
Nonostante, anzi a causa delle dimensioni della mia cucina, ho sempre sognato un locale come quello del mio collega Vinicio: una piazza d'armi con una parete completamente finestrata (senza zanzariere) e rivolta a mezzogiorno, da cui vedi tutte le Dolomiti e - sotto di te - le acque verdi di un laghetto alpino.
Avete mai osservato che nei luoghi belli anche la gente è bella? Come si può lavorare male se attorno a te l'ambiente è meraviglioso? Vorrei vedere Alfonso Iaccarino o Heinz Beck lavorare nei sotterranei: sarebbero gli stessi?
Purtroppo gli albergatori ed i patron dei ristoranti (ed i progettisti che da loro vengono pagati) hanno sempre pensato alla vista fronte mare o fronte lago delle camere, ma mai delle cucine. Pensate a lavorare in una cucina allagata dallo straripamento delle acque con la giacca a vento; a me è successo, grazie alla larghezza (!) di vedute di chi ha messo i fuochi nello scantinato sotto terra.
Etichette: Aceto q.b.
1 Comments:
Posso darti del paraculo? Scherzi a parte, beato te: dai grandi c'è sempre da imparare.
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