domenica 19 novembre 2006

Allez Royal!



Essendo sul posto, ho potuto seguire ancor più da vicino la nomination di Ségolène Royal alle presidenziali francesi del prossimo marzo.

Come gran parte dei francesi, faccio il tifo per Royal per tanti motivi, non ultimo il fatto che sia una donna - la prima candidata alla massima carica dello Stato -, una bella donna di appena 53 anni con quattro figli che ha il tempo per la politica (non è vero, quindi, che non si possa sposare famiglia e lavoro con uguale successo). Se riuscirà ad entrare all'Eliseo, sarò felice per i nostri cugini francesi, ma anche per noi, perchè - si sa - queste cose producono un effetto domino.

Ma che c'entra Ségolène con la cucina? Egoisticamente potrei dire che il primo motivo per cui c'entra con la cucina è che è cliente del ristorante dove lavora mio figlio (anche se l'ultima volta la cucina si è presa un cazziatone da lei perchè aveva ordinato un'impepata di cozze e gli hanno servito le vongole, essendo finite le cozze, senza essere avvisata).

Secondo motivo è che sostengo da sempre lo stretto rapporto tra il palato ed il basso ventre, ed una bella donna in sala fa sempre piacere.

Ma il vero motivo è che i francesi, ancora una volta e meglio di noi, sanno affrontare i cambiamenti senza tanti patemi d'animo. Chi pensa che la cucina francese sia quella delle creme e delle salse a base di quantità industriali di burro si sbaglia di grosso.

Nel mio peregrinare di questi giorni fra bistrot e brasserie ho cercato con bramosia un locale dove poter mangiare i classici della cucina francese: le coq-au-vin e le pot-au-feu (galletto al vino rosso ed un bollito misto di carni e verdure). Non ci crederete, ma non sono riuscito a soddisfare la mia curiosità gastronomica. Oggi- ma me l'avevano già detto qualche anno fa - la cucina tradizionale è in disuso: solo su ordinazione vengono ancora fatti i piatti come un tempo, oggi si usa l'olio d'oliva, si ammicca alla cucina mediterranea, e le salse sono introvabili.

Ne deriva una passione dei francesi per la cucina italiana, quella fatta bene, non quella delle bandierine tricolori dove dietro i fornelli ci sono i senegalesi o i cinesi. Non esiste paragone tra la loro attrazione verso di noi, che non viceversa, tant'è vero che sono pochissimi i ristoranti francesi in Italia, ed è un peccato perchè - come direbbe il mio amico FamBrambilla, abbiamo molto da imparare da loro. Ségolène insegna.

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