domenica 19 novembre 2006

Altrochè parlare di cucina



Se volessi riassumere con una foto il carattere dei francesi userei quella stupenda immagine che il genio fotografico di Henri Cartier-Bresson ha regalato al mondo: di fronte al piatto e ad un immancabile bicchiere di vino rosso due giovani parigini si scambiano un tenero bacio.
Un'immagine che si ripete tutti i giorni e che, se andate a Parigi, non mancherete di rivedere.

Sesso. Qualche giorno fa su France 2 c'era un talk-show dove chiedevano: si può vivere senza sesso? Ottanta telespettatori francesi su cento hanno risposto negativamente. L'amore per il sesso penso che sia pari all'amore per i fiori, per i profumi e per la buona cucina.
Dicono che il primo pensiero dei transalpini, appena si svegliano, è cosa e dove mangiare a mezzogiorno. Ma non è la mania per il cibo degli americani: i francesi non si abbuffano di tutto, schifezze comprese, ma amano la buona cucina.

La prova è che i ristoranti dove fanno schifezze sono vuoti. E questa è la differenza con noi italiani che siamo diventati bravissimi nella gastronomia e nel sesso orale, nel senso che (cosa avevate capito?) siamo bravissimi a parlarne, molto meno a farne.
Nel blog precedente riportavo l'aneddoto di Ségolène Royal. I francesi non li puoi prendere in giro, Materazzi ne sa qualcosa: se ne intendono, ed agiscono di conseguenza. Se sono cozze, sono cozze, non vongole.
Da noi il discorso è diverso. A me vengono i brividi quando mi capita di dover uscire a mangiare: fresco fresco ieri, al rientro in Italia, mi fermo per strada all'ora canonica per il pranzo, scegliamo un ristorante che dovrebbe dare un minimo di garanzia ed ordiniamo dei ravioli fatti in casa per mia moglie, ed una trota con patate al forno per me. Morale della favola: ravioli che avrebbero fatto più bella figura a comperare i Rana, patate che solo allo sguardo erano incommestibili.

Questa è la realtà. La media ristorazione italiana, che fino a qualche anno fa era su livelli molto buoni, per assecondare un mercato di imbecilli culinari sta sprofondando in un abisso senza uguali. Ed attenzione, non è questione di reddito che manca, ma proprio di mancanza di gusto.
Faccio un esempio capitato a me personalmente. Un giorno un cliente (milionario, in euro) mi ordina dei canederli in brodo; glieli preparo ed escono, canederli senza uguali in un brodo fatto a regola d'arte (court-bouillon come da manuale, carne sceltissima, eccetera). Il piatto mi rientra perchè è "acqua sporca"; lo rifaccio con il brodo di dado. Commento: "Questo sì che è brodo".
E' un pezzo che non rivedo più quel cliente, ma - onestamente - non me ne può fregar di meno.

Questa è la platea della nostra ristorazione.

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1 Comments:

Anonymous Anonimo dice che...

Non ho parole...!!!Ma è proprio vero quello che si dice qua da noi.."chi ha pane non ha denti.."!!!Forse anche io non sono una cima...cioè non so se riesco a riconoscere le cose sopraffine...,ma per mia fortuna ho il senso del gusto e dell'odorato molto sviluppato...sono il terrore della famiglia,perchè riesco a riconoscere le spezie e i sapori"occulti",o occultati,e smaschero varie porcherie!!!Se ti interessa...ti avevo risposto ieri sull'altra discussione...

19 novembre, 2006 14:21  

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