sabato 23 dicembre 2006

Confesso di essere Blood


Ho scoperto di appartenere ai Bloods. In giro ci sono molti crips, ed anche se hanno le stelle Michelin, io sono e rimarrò un Blood.
Però, siccome tra il bianco ed il nero ci sono duemilaquattrocentosettanta variazioni di grigio, diciamo che sono un Blood cum grano salis.
I Blood sono quei cuochi che si rifanno al territorio, alla stagionalità, alla tradizione, tutti bei concetti che possono diventare una gabbia di ferro se portati all'estremo. Rifiutare a priori tecniche ed alimenti diversi da quelli che siamo soliti usare, porta alla conseguenza di rifiutare tutto quello che è diverso, compreso il diverso come persona.
Sono d'accordo con il collega che afferma che l'importante per un cuoco è il sapore. Allora, se a qualche migliaio di chilometri hanno un alimento migliore di quello che mi propone il negozio sotto casa, perchè lo devo rifiutare? Se in Spagna - tanto per fare un esempio impossibile - fanno dei pomodori più buoni di quelli campani, perchè devo occludermi la possibilità di migliorare il mio piatto?
E' un punto di vista di partenza. A volte, sposata una posizione, rimaniamo bloccati, ingabbiati, frustrati da quella posizione. Ed è un lusso che non possiamo permetterci.
Gli OGM sono tutti negativi? Ma chi l'ha detto? Vediamo caso per caso: se riescono a fare un'insalata che non nuoce alla salute, che dura nel tempo, che è più buona della lattuga coltivata dal contadino nell'orticello, e se magari costa anche di meno, perchè rifiutarla?
Se la cucina molecolare in futuro saprà darmi nuovi sapori, nuove sensazioni, nuove gradevolezze, perchè rifiutarla?
Quello che non accetto è la disgressione fine a se stessa, per la voglia di stupire, in definitiva, per prendere per i fondelli il cliente o per gonfiare il conto. O quando, peggio, nasconde vizi di base.

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