venerdì 15 dicembre 2006

Lingua salmistrata


Lingua di vitello, splendido pezzo in via di disuso, come le interiora, il cuore, il fegato, le animelle e tutte le altre rigaglie.
Da bambino mia madre faceva volentieri anche la mammella, la "tetina", lessa, condita semplicemente con sale, pepe, olio e aceto: una delizia.
Oggi la tetina è introvabile, a meno che non comperiate una vacca intera e poi ve la facciate macellare.
Oggi le rigaglie non vanno più, fanno schifo ai bambini, e lo credo bene, con delle generazioni ignoranti di genitori alle spalle abituate alla fettina di vitello e niente più. Mia figlia, fin da piccola, è stata abituata ai sapori forti - per esempio - del fegato, e gustarlo alla veneziana per lei oggi è un piatto degno delle più alte cucine internazionali.
Vabbé, torniamo alla lingua, non quella salmistrata, ma quella velenosa.
Dicesi lingua velenosa (Zanichelli) di qualcuno pronto a parlar male di qualcuno, sinonimo anche di lingua tagliente, da non confondere con la lingua biforcuta (Zanichelli) che è una persona doppia e insincera (dicesi anche doppia lungua o lingua bugiarda) o con la lingua lunga (Zanichelli), detto di persona che parla troppo o che è pronta a rispondere sgarbatamente. Il contrario è non aver peli sulla lingua, avere la lingua in bocca o frenare la lingua.
La lingua velenosa, come dice il nome, ma anche la biforcuta, la doppia, la bugiarda e la lunga, sono specie tossiche, al pari del Boletus Maleficus o dell'Amanite falloide. Il veleno contenuto nella specie in questione si propaga per via aerea e non occorre ingerirlo per esserne infettati.
La cura, e solo se il veleno - ormai entrato in circolo - viene diagnosticato per tempo, è lunga e costosa, e le percentuali di guarigione totale sono molto basse. In genere la prognosi è letale per chi ne viene colpito.
L'eziologia evidenzia che i portatori di lingua velenosa sono in genere persone disinformate, ma più spesso cattive, in malafede, invidiose, fino ai casi più gravi di persone vendute a qualche interesse proprio o altrui.
Vittime clamorose della patologia della lingua velenosa sono stati, in anni passati, i produttori di vino genuino, coinvolti nello scandalo del vino all'etanolo. Altro esempio "classico" è il mostro di Lochness, inventato di sana pianta da un giornalista in crisi di scoop; a volte - come nel caso del mostro di Lochness - il morbo è leggero e non fa danni, in questo caso si parla anche di leggenda metropolitana.
In tempi più recenti casi di lingua velenosa si sono avuti riguardo all'afta epizootica, alla mucca pazza e alla peste aviaria. In questi ultimi casi i danni economici per i produttori, i commercianti ed i ristoratori interessati sono stati notevoli. Le cure pubblicitarie, per debellare il morbo, sono state lunghe e costose, ma ancor oggi permangono segni importanti in portatori sani, convinti che il midollo faccia male, anche se cotto con il risotto allo zafferano. Non risulta che siano mai stati individuati né puniti gli untori primitivi.
La lingua velenosa ha radici antiche. Già gli antichi romani dicevano che "nemo profeta in modo sua", indicando così le persone che, pur dotate di talento, non venivano né comprese né accettate dai propri cittadini consimili. Ma ancor prima, nel testo sacro della Bibbia si porta l'esempio del popolo d'Israele che, infettato dalla lingua velenosa che accusava Dio di essersi dimenticato del proprio popolo eletto, si era messo ad adorare il vitello d'oro. Più avanti, il Vangelo porta un altro caso di malattia di cui è stata vittima Maria Maddalena, passata alla storia come donna di facili costumi.
Per combattere la malattia, uno dei metodi più efficaci veniva praticato a Venezia. Spesso i colpiti dal morbo si dice praticassero, direttamente o tramite interposta persona, una cura molto dolorosa che prevedeva - una volta individuato il diffusore del morbo, vero o presunto - l'incappucciamento notturno dello stesso con sacco di juta, il suo pestaggio con bastoni o simili, ed infine il lancio del corpo in un qualche canale cittadino, meglio se in un qualche rio nascosto e poco illuminato. La cura, in genere, dava i risultati sperati.
Oggi, invece, qualcuno persegue la terapia giudiziaria che, come si sa, sia per la lentezza sia per la cavillosità nelle norme in merito non dà una guarigione completa. I mezzi di diffusione della lingua velenosa, infatti, soprattutto quelli televisivi, raramente ammettono le proprie colpe e, quando lo fanno, relegano l'antidoto in fasce orarie nelle quali la gente non può assumerlo.
Geograficamente la lingua velenosa si propaga in ogni latitudine e dimensione di aggregamento umano. Nelle grandi città la moltitudine mitiga gli effetti del morbo, mentre è più acuta nei piccoli centri, da cui il modo di dire "il paese è piccolo e la gente mormora". Basta spargere in maniera innocente una voce del tipo lo-sapevi-che oppure mi-hanno-appena-detto-che ed il virus entra in circolazione, anche perchè la voce stessa si annida facilmente nella cavità cerebrale vuota di chi ascolta.
Nella fase più drammatica della malattia si sono registrati anche casi di suicidio tra le persone colpite, incapaci di sopportate il dolore acuto.

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