martedì 5 dicembre 2006

Piccola Grande Cuoca

Ho ricevuto la visita di Piccola Cuoca che mi ha lasciato un commento.
Conosco Piccola Cuoca da un paio di giorni, ho letto il suo blog, ho fatto leggere il post sulle Vip stronze anche a mia moglie (che conosce molto bene questa categoria umana che nelle ferie comandate trasmigra da Milano a Madonna di Campiglio, facendo poi capolino anche da noi). Non ho ancora avuto la fortuna di gustare la cucina di Piccola Cuoca, ma sono certo che - quando accradà, perchè accadrà - non mi deluderà.
Ogni persona è se stessa ad angolo giro. Posso mettermi il frac o i jeans tagliati, studiare lingue orientali o aver fatto il classico, farmi crescere la barba o rasarmi a zero, andare a mangiare in una bettola o da Marchesi, ma sono e sarò sempre me stesso. (Lapalissiano!)
In cucina non tradiamo mai noi stessi. Piccola Cuoca è una creativa, spontanea, sanguigna se fosse siciliana, e come scrive così cucina, sicuramente.
Io sono preciso, organizzato, nervoso, sempre con il cervello in movimento (come ti capisco, PiCi), e questo si vede nei miei piatti, ordinati, minimalisti. A Parigi mi sono incazzato con me stesso quando mi hanno portato un'insalata di polipo: lo chef aveva fatto un rotolo con una fetta di pane abbrustolito e vi aveva adagiato dentro un polipo intero, con i tentacoli che uscivano dal "cestino" di pane. Una delizia visiva, prima che gustativa. Mi sono detto: ...nzo, perchè non ci hai mai pensato anche tu? Mi manca quel guizzo in più che invidio a tanti altri, come CiPi, quella fantasia, quel modo di essere - come dire - naif e spontaneo.
Fin dalle prime righe del suo blog mi sono innamorato di PiCi, nella maniera peggiore.
Ho conosciuto migliaia di donne, non in senso biblico ovviamente, che sono passate come l'acqua di un temporale d'estate; pochissime, neanche le dita di una mano, mi hanno fatto innamorare per l'anima che avevano dentro (hai ragione PiCi a dire che sei bella dentro), che non ha niente a che vedere con l'arte di scopare.
Ne ricordo una di queste fantastiche donne. Erano i tempi giovanili dell'Azione Cattolica. Con il nostro mentore superstar, don Aldo, ed altri amici una sera andiamo a trovare dei signori: lui molto molto benestante (agente per le Tre Venezie, credo, di una importante azienda che fabbrica baci di cioccolato). Ci viene ad aprire la consorte, una donna onestamente bruttina, ci presenta il marito, macho strafigo, viene a salutarci il figlioletto già in pigiamino e vestaglia, accompagnato dalla domestica. Ci accomodiamo in salotto e cominciamo a parlare; non mi ricordo assolutamente di cosa, perchè mentalmente continuavo a chiedermi come un uomo del genere aveva potuto sposare una donna simile. Ad un certo punto della discussione interviene lei e mi si è svelato il mistero: ad ogni parola i suoi tratti fisici si modificavano, si trasformavano, una specie di dottor Jekill alla rovescia, fino a scomparire per lasciare il posto ad una bellezza assoluta, sublime.
Se una donna è bella, ti può colpire negli istinti più bassi (nel senso che colpiscono la parte bassa del corpo) ed etilici, perchè evaporano presto. Il grave è quando vengono colpiti i neuroni chè lasciano profondi ematomi.
Quando incontro qualche "cittadino" mi dice: beato te che vivi in questo paradiso, lontano dalla frenesia e dallo smog. Rispondo: venite a vivere qui e vedrete com'è questo paradiso.
Certo, apro la finestra o giro l'angolo e mi trovo immerso nella natura più bella, ma guai ad aver bisogno di un discorso un pizzico più evoluto. Per restare nei paragoni gastronomici, qui non solo non conoscono il tartufo o il caviale, ma siamo ancora fermi alla pizza. Sono stato chiaro?

Etichette:

3 Comments:

Anonymous Anonimo dice che...

Massa bbon sul serio, anca un fià macho, peccà che xe sposà! che co tutti 'sti fenocci che conosso el vardi che xe dificile. Tanto dificile! non stemo neanche a dire quanto...
comunque sul serio troppo buono...io in campagna/montagna non ci riuscirei a starci, non parliamo poi di viverci, diventerei isterica dopo pochi secondi, il mare è già più mio, ma se mi porti in montagna aiutoooooo! io la megalopoli l'adoro. E' più forte di me, il metrò , le luci, il casino, le gente, l'anonimato...nessuno che ti caga, forse è questa cosa qui che mi piace.
Grazie. domani linko.

06 dicembre, 2006 00:21  
Blogger Erik, il Vikingo dice che...

Ai miei tempi (mamma, quanto sono vecchio!) il codice civile recitava: la moglie segue il marito ovunque egli creda opportuno fissare la propria residenza. Poi i tempi sono cambiati e le cose si sono capovolte, così il marito ha seguito la moglie in montagna.
Quando abitavo in città, all'ultimo piano di un condominio di una quarantina di appartamenti, dopo cinque anni che vi abitavo ed ero stato il primo ad insediarmi, una signora in ascensore mi chiese se ero nuovo (!).
Così è la città, e concordo con te. Se riusciamo a cedere l'attività vorrei trasferirmi a Parigi, per rimanere nel piccolo!

06 dicembre, 2006 07:25  
Anonymous Anonimo dice che...

Parigi val bene una ventina di messi (delle chiese e dei campi), vuoi mettere..per chi cucina Parigi è un tempio. Ci si va in pellegrinaggio comunque. Per questioni tecniche e creative e gustative. poi io rimango che stanno troppo pieni di salse e burri sul salato, ma sul dolce...Pierre Hermé! per dirne uno.

06 dicembre, 2006 12:08  

Posta un commento

<< Home