domenica 14 gennaio 2007

Fore Street Restaurant


Fa piacere tornare in un posto e vedere che nulla o quasi è cambiato, ti senti al sicuro, come al rientro a casa dopo una lunga assenza.
Sono tornato, virtualmente, al Fore Street Restaurant di Portland, nel Maine, USA. Lo ritrovo uguale: rivedere il muro a sinistra dell'ingresso, dove ho buttato fuori anche l'anima la sera prima di rientrare in Italia, fa piacere.
Ho conosciuto il proprietario fuori da un altro ristorante di Portland, fumando una sigaretta in mezzo alla neve. Convenevoli sul tempo, quattro chiacchere di reciproca conoscenza ("Are you italian? Beautiful, I love Italy, the italian cuisine") ed un invito a visitare il suo ristorante. Così sono capitato al Fore Street.
A quel tempo, nel gennaio 2000, era al sedicesimo posto nella classifica dei 50 Top Restaurant in United States, oggi lo ritrovo al ventiseiesimo posto, non per demeriti suoi, ma perchè - come avevo previsto già allora - è cresciuta tutta la ristorazione a stelle e striscie.
Se facessi un 6, mi diletterei a fare un locale a sua fotocopia. Ricavato in un vecchio magazzino portuale, è un ampio locale quadrato, dal soffitto altissimo e da ampi finestroni che salgono dal pavimento fin quasi al soffitto. Vi si accede dal foyer dell'ingresso, dove il direttore di sala vi dà il benvenuto; non abbiate fretta di entrare, e date uno scorcio alla finestra interna sulla vostra destra: è la cella frigorifera a vista, dove sono esposte verdure, frutta, carni e pesce - tutto perfettamente ordinato nelle rispettive cassette, come al mercato - che verranno trattate per voi da una decina di cuochi.
Una volta accomodati al tavolo ed aver bevuto un sorso di acqua che immediatamente e immancabilmente il gentile cameriere vi porta, vi renderete conto della "teatralità" dell'impianto. La sala è divisa in galleria e platea: lungo tre lati del quadrato di base c'è un piano sopraelevato con tavoli per due, al centro della sala altri tavoli di maggiore capienza. Il quarto lato del quadrato è occupato dalla grande cucina a vista, separata dalla sala da un lungo bancone che funge da pass. Di sera le luci in sala sono debolissime, come il solito, ma la cucina è illuminata da migliaia di watt, proprio come un palcoscenico.
Sul cibo, vi avverto, state alla larga dalla pizza che, anche se cotta in uno splendido forno a legna, lascia mooolto a desiderare. Buttatevi sul menu, che cambia ogni giorno, un cartoncino A4 plastificato (tutti i giorni!). Anche se non capite i termini culinari inglesi, fidatevi: gli alimenti sono tutti ottimi, lavorati con maestria e presentati con sapiente gusto estetico. Ovviamente, essendo nel Maine, la patria delle aragoste, a farla da padrone è il pesce, crostacei e molluschi per primi. Da buoni italiani, se scegliete una pasta, andate tranquilli perchè sarà al dente, perfetta, come nella migliore tradizione nostrana.
Se siete in coppia è difficile che consumiate una bottiglia intera di vino, ed ecco allora la proposta a bicchiere; io tutte le volte ho fatto onore ai vini della Napa Valley, ma ho scelto anche qualche bicchiere del Cile, e devo dire che non sono stato deluso.
Sul prezzo nulla da obiettare, anzi, molto accessibili anche con il vino. Ricordate la mancia per il personale di sala che se lo merita per cortesia, disponilibità professionale ed umana.
Se dovessi etichettate questo locale con un termine direi che è radical-chic, molto informale, dove torni volentieri anche solo virtualmente, come ho fatto io quest'oggi.

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1 Comments:

Blogger Pepenero dice che...

verrebbe voglia di prendere un aereo e andare... ma credo che a quel punto il conto, considerando il volo, sarebbe un po' troppo salato!

14 gennaio, 2007 11:21  

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