venerdì 2 febbraio 2007

I giapponesi non hanno perso il vizio



Di ritorno da un'uscita serale in pizzeria, accendo l'autoradio che è già sintonizzata su Radio 2. C'è Federico Rampini che sta conducendo un ciclo di servizi sulla Cina e colgo le sue ultime battute sulla storia giapponese del novecento.
Del paese nipponico conosco quelle quattro acche che ci insegnano a scuola o che ho appreso dai vari film tipo Attaco alle Midway: so che faceva parte del patto d'acciaio con la Germania di Hitler e l'Italia di Mussolini, so di Hiroshima e Nagasaki, so qualcosa di sushi e sashimi, so degli sforzi della moglie dell'imperatore di avere un figlio maschio, so che da anni vi vive il mio compagno di classe al liceo Delfo Zorzi, dove è scappato dopo l'attentato di piazza della Loggia.

Poche cose, in definitiva. Non sapevo che da qualche anno è in atto un profondo processo di revisionismo storico e di negazionismo sui crimini di guerra giapponesi. Vabbè, tutto il mondo è paese, purtroppo: in occidente il vento da destra tenta di negare addirittura l'esistenza dei campi di sterminio nazisti, quindi anche in Giappone quel vento tira forte. Ma che questa cancellazione della memoria fosse prepotentemente sostenuta dalla Mitsubishi, che finanzia i libri di testo negazionisti per le scuole nipponiche, questo non lo sapevo.

Guardo con sospetto il mio nuovo cellulare Black Barry: non è che per caso sia uscito dai laboratori negazionisti? Quasi quasi ritiro fuori il vecchio LG.

Etichette: