giovedì 1 febbraio 2007

Le voci del silenzio


Solo chi ha avuto la malasorte di nascere non udente sa cos’è il silenzio assoluto. Anche alle tre di notte, quando tutto il mondo che ci circonda è immerso nel sonno, un qualche suono è avvertibile: il ronzio elettronico di qualche led, lo sfrigolare di qualche insetto che si è avvicinato troppo alle lampade stradali, lo scricchiolare del legno dei pavimenti, il rombo lontano di un’auto ritardataria.
Tutto ha una voce. Adoro l’estate, quando posso stendermi in mezzo al bosco, guardare le cime lontanissime degli abeti e poi chiudere gli occhi ed ascoltare il frusciare dei rami sfiorati dal leggero vento pomeridiano, come una risacca marina. Ed adoro le albe dell’inverno, quando sotto il tepore del piumino sembra non esistere vita all’esterno, quando non arriva più lo scorrere rozzo del traffico mattutino, ma un ovattato borboglio, segno inconfutabile che sta cadendo la neve.
I suoni, le voci delle cose ci accompagnano in ogni momento, ma siamo talmente assuefatti da non farci più caso, perché poi sono sempre le stesse, sotto qualsiasi latitudine. A Londra come a Tokio la cucina parla con la stessa voce.
Il calore delle fiamme può esprimersi con un rombo costante di sottofondo se è prodotto dal gasolio, o con un soffio che va dall’impercettibile all'alitare violento del gas. Lo sfrigolare dell’olio nelle padelle si sovrappone al sordo gorgoglio delle pentole in bollore e al chiacchierio impertinente delle salse.
Sui taglieri le lame dei coltelli hanno anch’esse una loro voce: giovane e maliziosa quella sulle verdure tenere, sorda e quasi cattiva quella dei trincianti che spezzano le ossa della carne, ritmata come la batteria di una band quella del trito di cipolla.
Ma anche gli strumenti tecnici dicono la loro: infida e sibilante come un serpente gira la lama dell’affettatrice, e ricorda quanto sia pericoloso il suo vorticare, graffiante fino ad essere lacerante il tamburo della grattugia sul pane o sul formaggio, scroscianti e violenti i getti dell’acqua all’interno della lavastoviglie.
Su tutto si sovrappone la colonna sonora che, questa sì, ha una sua particolarità, a seconda di chi usa l’ambiente cucina. Con il set individuale di coltelli c’è sempre un cuoco che si porta dietro un hi-fi che varia dal piccolo mangiacassette al monumentale impianto, completo di woofer, sistemato tra i contenitori di policarbonato o i barattoli delle erbe secche.
E qui la musica varia con il variare dell’età e dell’umore di chi per primo si impossessa dell’arnese: una brigatina di cuochi ventenni non si abbandonerà ai violini di una Primavera di Vivaldi, ma scandirà le varie preparazioni della linea con l’ultimo pop scaricato in mp3 o con un reggae, in omaggio al plonger di colore, il tutto sempre ad altissimo volume.
Così sulle incessanti vibrazioni al diaframma dei bassi si sovrappone il tintinnio dei piatti lanciati sul pass o il clangore dei mestoli appesi all’impianto di aspirazione o messi sui barattoloni di pomodoro usati per servizio.
Queste voci sono la nostra stessa vita, e quanto ci mancano quando la cucina riposa: il silenzio non ci appartiene.

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3 Comments:

Blogger Pepenero dice che...

sembrava di starci veramente in quelle cucine... un giorno dovrai pubblicare un libro DI RICETTE mettendoci qui e lì questi bei post...

01 febbraio, 2007 10:26  
Blogger judis1 dice che...

Verissimo. Complimenti. Spesso capita di soffermarsi, ma solo per pochi istanti, ad ascoltare i suoni e i rumori della vita. Ma noi ci ingozziamo, non ci soffermiamo ad assaporare e gustare, i rumori come le altre cose belle e brutte della vita. Ecco perché è così bello quando riusciamo a leggere qualcuno che si è fermato ad assaporare e saper ricordare e descrivere. Grazie

01 febbraio, 2007 20:13  
Blogger Erik, il Vikingo dice che...

Grazie a tutti e due. Vi svelo un piccolo segreto (a me non è arrivato nessun Meme, e quindi me lo faccio da solo).
Qualche anno fa ho frequentato per qualche mese una chat. Un'amica di Roma (splendida disegnatrice di striscie) mi chiese un qualche scritto mio; buttai giù un racconto per lei, glielo mandai e lei mi fece osservare come mancassero i rumori e gli odori.
L'osservazione mi è rimasta impressa, quindi ora sto più attento.
x alberto - Altra confessione: di ricette veramente mie ne ho poche, preferisco rielaborare e personalizzare quelle altrui (è più semplice, sono un pigro), quindi non penso di farne mai un libro.Però l'ho buttata lì ad un editore: se dovesse andare, 'sto blog da virtuale potrebbe diventare...analogico. Vedremo. Prendo le tua parole come un augurio.

01 febbraio, 2007 22:58  

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