domenica 4 febbraio 2007

Mission impossible


La vita è già complicata abbastanza perché ce la incasinino ulteriormente. A volte sono i nostri legislatori che, magari con la buona intenzione di darci sicurezze, ci rendono dura la vita, altre volte non so chi siano quelle gran teste di genio – chiamiamoli così – che se le inventano.
Sto parlando delle confezioni, e di chi le ha inventate. Fino a poco tempo fa il massimo dell’aberrazione era la scatoletta di acciughe, quella rettangolare con i bordi arrotondati. Istruzioni per l’uso: prendere un apriscatole, meglio quello con i manici e la ruota dentellata, tenere a portata di mano alcol cotone e cerotti, posizionarsi sopra un lavello (dopo si capisce il perché), agganciare il bordo della scatoletta con l’apriscatole suddetto, fare una forte pressione finchè nel coperchio di metallo si pratica un foro e schizza olio da tutte le parti (ecco spiegato il lavello), cominciare a girare la farfalla dell’apriscatole, facendo particolare attenzione a mantenere la pressione, specie sui bordi arrotondati, finchè tutto il coperchio sarà tagliato. Sollevare il coperchio facendo attenzione a non tagliarsi (ecco la necessità di tenere a portata di mano il pronto soccorso), e finalmente la scatola di acciughe è aperta.
Oggi aprire una confezione di qualunque genere è un misto di abilità manuali, doti ingegneristiche, inventiva alla McGuyver e forte autocontrollo per non mandare affanculo chi le ha inventate.
Partiamo dalle banalità, dal pacchetto di sigarette (qualcuno dirà subito: e te le vai a cercare, smetti di fumare. Giusto, ma abbiate pazienza). Facile, basta tirare la linguetta; e quando la maledetta si rompe? O è talmente ben incollata che non ne vuole sapere di sollevarsi? Poi ci si mettono anche i monopoli di Stato: tenti di sollevare la parte superiore ma la fascetta fiscale non cede e tiri e tiri finchè si sbrega tutto il pacchetto. Ma non è finita, perché bisogna levare la stagnola, e dio non voglia che sia incollata per benino, sennò oltre alla stagnola escono anche tre sigarette. Ottimo metodo, lo fanno apposta, per levarsi il viziaccio.
Passiamo a cd, dvd, musicassette, tutte quelle cose che sono avvolte dal maledetto cellophan. Io l’ho già imparata: lasciate perdere le varie linguette (non esistono) e munitevi di un cutter affilato. Un bel taglio lungo il bordo ed evitate incazzature e bestemmie.
In cucina. Bolle l’acqua e dovete salarla; vi auguro che un qualche commis abbia già aperto il pacchetto del sale, sennò munitevi di uno spilucchino e tagliate impietosamente la scatola. A nulla varranno i vostri sforzi di aprirla seguendo la parte tratteggiata: sotto l’hanno rinforzata con il Saratoga, e l’unico risultato è spezzarvi la poca unghia che vi è rimasta.
Ancora in cucina, per aprire gli spaghetti n.8 della Barilla. Anche in questo caso lasciate perdere le buone maniere: il trinciante fa al caso vostro. Infilate la lama senza pietà nel cartone e sventratelo, non c'è altra soluzione. E non parliamo dello scatolame o delle bottiglie di olio e di aceto che arrivano nelle cucine imballate a tutto punto dentro uno o più strati di plastica trasparente; vanno benissimo per essere trasportate, ma per aprire la confezione è come voler togliere un gesso al piede a mani libere. Mission impossible.
Negli imballaggi dobbiamo comprendere anche le borse in plastica della spesa. Non siamo ai livelli americani - vi rimando al proposito ad un divertente post di Freddy - ma non fatene incetta per risparmiare sui sacchetti delle immondizie: quando servono intatti state tranquilli che si bucano impietosamente, lasciando tracce di fondi di caffè dalla vostra cucina fino al cassonetto, passando per scale ed ascensori. Un'altra legge di Murphy.

7 Comments:

Blogger Pepenero dice che...

hehehe... sei un tipo molto concreto a quanto pare... di problemi ad aprire pacchetti di sigarette non ne avevo mai sentito parlare in effetti...

05 febbraio, 2007 10:10  
Blogger ruben dice che...

Non faccio parte della categoria (purtroppo), ma ti assicuro che le stesse cose capitano anche a un normale dilettante (anzi, lasciamo semplicemente "normale"). Che dire del tetrapack del latte che viene riempito a filo e quando tagli "l'apposito" beccuccio ne esce un decilitro? E dei dosatori che rimangono incastrati nel tappo senza che te accorga, così versi mezzo litro di olio e un vasetto di origano?! Ma forse queste sono cose da "piccola" cucina... ;-)

05 febbraio, 2007 12:10  
Blogger Giuliana dice che...

sì, finalmente qualcuno che ne dice quattro a questi signori del packaging che rendono più difficili le nostre spadellate domestiche!
ti ho appena scoperto, bello il tuo blog, ci torno (anche perchè devo recuperare gli arretrati)
ciao
giuliana

05 febbraio, 2007 12:28  
Anonymous Anonimo dice che...

Caro red, è un piacere leggerti. Ti penserò ogni volta che mi chiedeò perché mai la barilla, oltre ad inventare i piccolini, non ha inventato delle piccole ma utilissime chiusure per quelle piccole scatole da cui sguiscia fuori pasta anche quando solo in posizione verticale!
La meringa

05 febbraio, 2007 14:00  
Blogger pOpale dice che...

Una volta per aprire il "buco" del dentifricio ho passato 5 buoni minuti con un coltellino svizzero, solo dopo aver finalmente realizzato un opera post-moderna ho capito che il trucco era nel tappo ;o)

05 febbraio, 2007 14:54  
Blogger Pepenero dice che...

ha ragione ruben... in assoluto la confezione del latte è la peggiore...
CONFEZIONE DEL LATTE PRIMO NEMICO!!

05 febbraio, 2007 17:11  
Blogger Erik, il Vikingo dice che...

x Giuliana (gli altri sono vecchie care frequentazioni) - Ho visto il tuo blog ed anche per me è un piacere scoprirti (già il nome mi ricorda uno dei primissimi amori giovanili...), e per non perderti ti linko subito sul mio indice, il capolinea per la mia navigazione-lettura notturna.
Ci si rivede, carissima.

x tutti - Si potrebbe fare un post lungo un km con tutte le genialità del packaging. ;-)

05 febbraio, 2007 17:20  

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