mercoledì 20 settembre 2006

Coppie vecchie e nuove

Dalla tavola al letto il passo è breve, anche nel senso inverso. Ne abbiamo già accennato e non occorre essere grandi psicologi per capirlo. Da sempre un appuntamento nell'alcova è preceduto da un incontro a tavola, anzi, molto spesso il volez-vous déjeuner avec moi sottintende il volez-vous couchez avec moi.
Avevo conosciuto una ragazza in occasioni diverse e mi era sembrata un tipo interessante per starci insieme, non nel senso sentimentale, ma proprio come rapporto interpersonale di cultura, di scambio di opinioni, di esperienze. Una sera mi prende la voglia di invitarla a cena fuori, una semplice pizza, per parlare un po', per stare un'oretta in simpatica compagnia. Le telefono, e non vi racconto gli sforzi per farle capire che il mio invito era limitato alla cena, che non ci sarebbe stato nessun dopocena.
(E' successo anche il contrario, di invitare a cena esclusivamente con l'obiettivo del dopocena, che poi è andato buco, ed è stata un pasto che ho digerito con molta difficoltà.)

La cena, quindi, come un preliminare.
E' interessante osservare, con la massima discrezione e con la professionalità che richiede il nostro lavoro, le coppie che siedono ai nostri tavoli. Tralasciando le mogli ed i mariti, vi sono gli amanti che spesso vengono da lontano: scelgono un tavolino appartato - se c'è - non creano rogne in cucina, vogliono un buon vino, parlano sottovoce, magari si dilungano un po' tanto, paga lui regolarmente, e scompaiono. A volte ritornano ciclicamente (una volta al mese) e diventano degli amici per il ristoratore che li rivede con piacere.
C'è poi il marpione, il play boy, sempre di una certa età, che arriva la prima volta con la moglie, poi una seconda con "un'amica" (con inevitabile figuraccia nostra: ciao, la signora come sta?), poi con un'altra "amica", poi con la brasiliana di turno, per poi scomparire del tutto quando evidentemente la moglie ha sistemato per le feste il cornificatore incallito.
Ultimamente, e sempre più spesso, sono ospiti - gradite - le nuove coppie, dello stesso sesso. Intendiamoci, non tutti i maschi e le femmine che escono con un altro maschio o un'altra femmina sono omo. Gente in rapporto di lavoro o d'affari, semplici amici, o altro tipo di situazioni non compromettenti sono facilmente individuabili: disinvolti, alla fine chiedono la fattura o fanno alla romana.
Gay e lesbiche, invece, tendono a mascherarsi da amici o colleghi, ma poi finiscono nel cliché degli amanti: tavolo appartato, parlare sommesso, sguardo fisso negli occhi del partner, degustazione lenta per prolungare il più possibile il piacere di stare insieme (a volte anche troppo). Quasi sempre non tornano più, o se tornano la loro presenza è talmente discreta che non si ricordano, anche se non passano inosservati. "Cosa prendono le lesbiche del tavolo 8?" chiedono in cucina."Come hai fatto a capire che sono lesbiche?" risponde la cameriera". E' evidente, anche se non si scambiano effusioni sentimentali.
Tra donne questo non succede mai, mentre qualche volta i gay si fanno prendere la mano e la cosa imbarazza non poco la proprietà ed il personale di sala. Un maggiore self control in questi casi sarebbe necessario.
Ultima considerazione a margine di tutto questo discorso. I gay con il personale femminile hanno un ottimo rapporto; se c'è una cameriera piacente o anche solo simpatica, il gay la tratta con cordialità e disinvoltura. La lesbica, invece, ti odia a priori in quanto maschio: se come chef tenti l'approccio professionale al tavolo, ti fa capire senza mezzi termini che non sei gradito. Sono queste, non le single, le nuove zitelle.

Etichette: