venerdì 15 settembre 2006

La prova del cuoco (2)

L'imprenditore Berlusconi Silvio ha prepotentemente insegnato una cosa fondamentale: l'immagine è quasi tutto. Non entro nel merito della politica né della morale. Prendo atto che nella società attuale l'immagine è fondamentale.
Non a caso, nella Milano da bere di quegli anni, nel panorama culinario italiano si distingue un personaggio dalle grandissime qualità pofessionali, e che ha capito anche questo aspetto. Lascia gli unti della cucina, va in sala con la sua giacca immacolata ed appena stirata, gira tra i tavoli esibendo la folta chioma canuta, si fa fotografare con lo smoking sopra la divisa da cuoco: è Gualtiero Marchesi, il padre della moderna cucina nostrana.
Ciò contribuisce a portargli le stelle Michelin, gli agganci giusti con i personaggi che contano, la fama ed il denaro (cavoli suoi su come poi lo ha amministrato).
A tutt'oggi l'immagine è fondamentale, ma non solo in cucina. Un pittore, se è bravo, deve la sua fortuna per il sessanta percento al gallerista e per un altro venti percento alle pubbliche relazioni e alla pubblicità; la sua bravura incide solo per un cinque percento.
A New York piuttosto che a San Francisco i ristoranti che vanno per la maggiore (e fanno il pieno) sono quelli dove lo chef strafigo non sta in cucina, ma è in sala. Rivedetevi Autunno a New York, con un Richard Gere che non porta mai la giacca bianca: è la rappresentazione fedele di questa verità.
In Italia dobbiamo accontentarci di Uno Mattina o della casereccia Antonella Clerici (a proposito, Antonella, perchè non fai a mezzanotte un programmino sulla cucina in guepière e calze nere? Sarebbe il massimo).
Sta di fatto che la presenza del cuoco fa audience in tv e business nel ristorante.

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