venerdì 20 ottobre 2006

Guerra e pace


L'occasione per questo post mi è fornita proprio oggi dalla premiazione di un film d'animazione presentato alla Festa Internazionale di Roma. La giuria popolare dei ragazzi ha giudicata come migliore pellicola un lavoro sull'alimentazione, dove i protagonisti si abbuffano all'inverosimile, un messaggio alle nuove generazioni per una corretta alimentazione.
E' un discorso serio, questo, e non riguarda solo gli Stati Uniti, ma ormai anche casa nostra.
Appena sceso all'aeroporto di Washington, a darmi il benvenuto in terra americana è stata un'agente dell'immigrazione, che a chiamarla obesa era trattarla bene. Immaginate una grassa signora grassa, beh, siate ancora lontani dalla realtà. Penso che sotto il sedere avesse tre sedie per reggersi.
Ma anche da noi il problema è serio, e ne ho avuto esperienza diretta in famiglia. Per parte mia ho imparato a conoscere il mio corpo, ad ascoltarlo. So quando ho bisogno di mangiare, e di cosa ho bisogno: in questo periodo, ad esempio, sono un divoratore di mele, quelle appena colte, ancora asprigne, un po' verdi; ne mangio a metà pomeriggio, alla sera dopo cena, alla notte prima di andare a letto. Fra quindici giorni le prenderò solo per fare le torte o gli strudel per i clienti.
Se è vero, come è vero, che il cibo dev'essere un piacere, nella mia esperienza quotidiana sempre più mi accorgo che. invece, molta gente fraintende questa verità, travisando la qualità con la quantità. Quante volte ho sentito dire, a proposito di certi ristoranti: sì, buono, però... mi sono alzato da tavola con la fame. Presentare a questa gente un piatto - faccio un esempio del cavolo: con il miglior tartufo bianco mai trovato sulla faccia della terra, con un bocconcino di caviale e una fettina di aragosta pescata a mano lungo le coste del Maine - è un affronto personale; dategli una doppia razione di spaghetti con ragù Star e saranno i più felici del mondo, e parleranno bene di voi ovunque vadano. Se poi gli fate pagare due euri, allora avrete una pubblicità gratuita per anni.
Oh, intendiamoci: a me questi clienti non interessano. Dalle mie parti si dice che è come mettere la cravatta al maiale. Vadano pure nelle trattorie per camionisti, con tutto il rispetto per i camionisti, a me non interessano.
Ma, fra i "mangioni", due sono le categorie che si evidenziano con maggior forza. La prima sono i giovani fra i 25 ed i 30 anni; non l'ho ancora ben capito per quale motivo, ma se entra in sala un gruppo di persone di questa età, state tranquilli che per quel giorno avrete fatto cassa.
Il secondo gruppo sono gli anziani. Non c'è proporzione fra quanto mangia un quarantenne ed un settanta-ottantenne. Mio suocero, quando sua moglie gli tagliava i viveri perchè preoccupata dalla sua foga, sosteneva che è meglio morire con la pancia piena, piuttosto che vuota. La sua bocca era una draga sempre in movimento, ma era comprensibile: chi ha passato la guerra sicuramente non sta lì a centellinare il cibo, a mantenere la linea. E' come mandare un dietologo a fare una conferenza sull'Isola dei Famosi: altro che bestemmie di Ceccherini!
Ma straffogarsi, come direbbe mia figlia Alice, non è gustare il cibo, è solo riempirsi la pancia.
In tutto questo un lato positivo, però, c'è, ed è lo scontrino fiscale, che in molti casi è quello che conta.
Alla mia salute ci penso io.

Etichette: