martedì 26 dicembre 2006

Che mangiano i cuochi a Natale?




Quando non maneggiavo il cibo non mi ponevo minimamente la domanda su come fosse il pranzo di Natale di un cuoco, quindi presumo che ad un "laico" non gli interessi nulla di come e cosa ho mangiato ieri.
Ma, visto che il blog è mio e me lo gestisco io, democraticamente ho deciso di far partecipi gli altri del mio banchetto.
Eh, già, perchè tutti pensano certamente che i piaceri della tavola sono in primis patrimonio di chi li crea.
Allora, ore 11.30 del santo Natale 2006, va in onda il gran banchetto della cucina. Il tavolo nel bunker è preparato per tre, mia moglie, la mia aiuto e me, nell'angolo lasciato libero dal sottovuoto; la tovaglia ed i tovaglioli hanno le macchie del giorno prima e del giorno ancora prima, il set di posate di tutti i giorni, i nostri bicchieri, resti di una serie che era completa qualche anno fa. Per l'occasione, ma tutti i giorni è così, mezza bottiglia di minerale gassata ed un quarto di vino bianco per me, perchè le mie donne sono astemie.
Si parte con l'antipasto, quello che verrà poi servito ai clienti, ma di cui sono avanzate alcune porzioni rispetto al numero presunto di commensali: un tortino di ricotta e melanzane. Quando l'abbiamo preparato, come d'abitudine non l'avevo neppure assaggiato, quindi vale anche come prova di degustazione; io e l'aiuta lo finiamo, mia moglie ne sbocconcella metà ("Lo finisco stasera", ma so già che finirà nel bidone dell'organico).
Primo piatto: decidiamo di saltarlo, non nel senso di spadellarlo, ma proprio di rinunciarvi, salvo assaggiare un piccolo canederlo di pollo (che ai clienti andrà con il brodo di cappone) a testa, per vedere come sono venuti.
Passiamo al secondo, anzi sorvoliamo anche il secondo, e quindi saltiamo direttamente alla verdura, cioè alle coste dell'insalata gentile che ho scartato, quando l'ho preparata per i piatti dei clienti.
Per il dessert non c'è tempo, quindi mia moglie fa direttamente i caffè che io, ormai alcolizzato, bevo con il resentin, un goccio di grappa di moscato che non manca mai a fine pasto.
Sono le 11.50 e fra dieci minuti l'orchestra attacca. Quindi, sbaraccare il tavolo e partire.
Ma il pranzo non è finito.
Due ore e mezza dopo, quando anche l'ultimo dessert è uscito e quando nella padella è avanzata una porzione di tagliatelle all'uovo con salsa di lingua di vitello e funghi porcini, una botta di microonde e la pasta è servita per completare il pranzo di Natale.
Non male per un cuoco.
Sono sazio. Non di cibo, ma della soddisfazione che tutto è andato bene, che i clienti sono stati tanti e soddisfatti, che stanno uscendo con il sorriso a trentadue denti e che, prima di andarsene, vogliono rifarmi gli auguri... ed i complimenti.
Grazie a voi.

P.S. - Ci sono anche i paraculi di cuochi, tipo quelli parigini, il cui ristorante nelle feste comandate è chiuso. Così si riuniscono a casa di uno di loro alle quattro del pomeriggio (l'ora è giusta, visto che sono andati a letto alle quattro di notte) ed alle otto di sera, quando i genitori chiamano al telefono per fare gli auguri, sono ancora a tavola.
Che Dio li benedica, oggi e per tutta la vita.
P.P.S. - Mia moglie dice che sembra di aver descritto un pranzo da poveri. Se vogliamo definirlo, direi che è stato un pranzo da poveri...lavoratori per gli altri. Ma non me ne lamento affatto. Verranno i Natali che ci godremo anche noi.

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4 Comments:

Anonymous Anonimo dice che...

Ciao Red chef ti leggo oggi per la prima volta, per te magari sono uno di quei cuochi paraculi visto che io ho tenuto il ristorante chiuso il 25 e 26 e abbiamo pranzato esattamente alle 4. E mamma e papà ci hanno fatto gli auguri esattamente alle 8. Mangiato e bevuto 8 (troppo fino a notte inoltrata). Dopo 24 giorni di lavoro duro e redditizio me ne sono presi due in una milano che se fossi stato aperto non mi avrebbe portato più di 6 8 coperti. Allora ti dico che faccio lo sborone. Chiudo e me ne sto davanti al camino a con un sigaro e un bel rhum agricolo.

27 dicembre, 2006 13:35  
Blogger Pepenero dice che...

tanti auguri!!

27 dicembre, 2006 16:49  
Anonymous Anonimo dice che...

Ciao Red Chef. anch'io come Happycook ho chiuso a Natale. E non solo: riapro il 2. Potrei far parte della schiera di paraculi anch'io ma di Natali e Capodanni ne ho fatti tanti in passato. Adesso mi godo la mia piccola Beatrice di 11 mesi e Stefania con cui mi sposo domattina. Pochi invitati, buon cibo e ottimo vino sulla tavola. A voi che leggete vi auguro un 2007 splendido come il mio 2006! Flavio

27 dicembre, 2006 21:13  
Blogger Erik, il Vikingo dice che...

Prima di tutto, augurissimi a Happycook, ad Alberto e a Flavio.
Quanto vi invidio!, ma verrà il tempo anche per me di godermi il Natale e Capodannosenza spadellare ed impiattare.
Quasi trent'anni fa ho sposato una ristoratrice, senza saper bene quello che mi aspettava (a letto regolarmente dopo l'una di notte, pranzi e cene a singhiozzo, domeniche e feste comandate al lavoro, eccetera eccetera, cose che conoscete bene tutti).
Il paraculo in questione ha comunque un nome ed un cognome precisi, quelli di mio figlio, che se la sta passando in meritate ferie.
Che Dio vi benedica tutti.

27 dicembre, 2006 22:45  

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