mercoledì 6 dicembre 2006

Dimmi cosa fai, e ti dirò cosa mangi


Dicevo nel post precedente che ognuno di noi è sempre e comunque se stesso, qualsiasi cosa si faccia.

Il cibo racconta la storia, la geografia, l'economia, le credenze religiose, la cultura dell'uomo, sia che la vediamo nel corso della storia, sia che puntiamo il nostro obiettivo su un momento preciso dell'evoluzione umana. Tanto per fare un esempio banale banale, un antropologo del XXX secolo, studiando un Big Mac, saprà dire com'era la società di fine 1900 ed inizio 2000, la sua frenesia, il suo consumismo, la sua mancanza di cultura gastronomica, eccetera eccetera eccetera.
Ma mi chiedo: è il cibo che fa l'uomo o è l'uomo che fa il cibo? E' quello che mangiamo che ci fa quello che siamo, o mangiamo certe cose perchè siamo un certo tipo di persone?
Si potrebbe tagliare subito la testa al toro (poverino, che colpa ne ha?) ed affermare che è una questione capziosa, come quella dell'uovo e della gallina. Per noi cuochi l'importante è che il primo sia fresco e la seconda possibilmente ruspante, per il resto non ce ne può sbattere nulla.
Ma, secondo ma, visto che non abbiamo niente da fare di meglio, proviamo a rispondere al nostro quesito.
Secondo il mio professore di scienze del liceo, è il cibo che fa l'uomo: proteine, amidi, glucidi, zuccheri e compagnia cantante, introdotti nel nostro organismo in quantità differenti, producono reazioni chimiche che conducono a certe conseguenze e a certe mutazioni, anche genetiche, che hanno modificato il genere umano nel corso dei millenni. Ricordo ancora un esempio che mi è rimasto impresso: le future generazioni avranno solo ventotto denti - al posto dei trentadue previsti all'inizio dal Padreterno - perchè i cibi sono sempre più teneri, inducendo così il nostro organismo a non produrre più quei quattro caterpillar finali, adatti a spaccare anche le pietre.
Secondo questa teoria, quindi, cuochi e critici gastronomici dovrebbero essere tutti super obesi, mentre le modelle tutte anoressiche.
Io la vedo dall'altra parte.
Secondo me noi mangiamo cosa perchè siamo chi. Oppure esiste un codice segreto per cui ogni categoria sociale deve mangiare un determinato cibo, oppure sono io che sono dotato di poteri paranormali da capire in anticipo quello che ordinerà un cliente in base alla fisiognomica individuale (anche se P.P.Pasolini già più di trent'anni fa affermava che non esistevano più classi sociali in base al loro aspetto esteriore).

Facciamo un gioco, tipo test di rotocalco da salone di parrucchiera.
Domanda 1. Un muratore cosa mangia a pranzo?
A: Capelli d'angelo in brodo.
B: Spaghetti al ragù.
C: Ravioli di mare su bisque con formaggio di fossa e scamponi .
Domanda 2. Cosa mangia un settantacinquenne come secondo al ristorante?
A: Filettino di sogliola al vapore con salsa leggera al limone.
B: Stinco di maiale lardellato al forno con patate, pancetta croccante e polenta gialla.
C: Involtino di capesante con spuma di rabarbaro ed asparagi selvatici.
Domanda 3. Qual è l'antipasto preferito dal meccanico dell'officina di quartiere?
A: Insalatina tiepida di frutti di mare.
B: Piatto misto di salumi all'italiana.
C: Carpaccio di salmone selvaggio all'aneto con insalata di porcini al balsamico.
Se avete risposto B a tutte e tre le domande, questo è il vostro carattere:
- siete dotati di poteri paranormali, come il sottoscritto
- lavorate da sufficiente tempo nella ristorazione per capire chi si è seduto al vostro tavolo e, di conseguenza, per sapere in precedenza quello che ordinerà
- siete convinti, come me, che mangiamo un determinato cibo perchè facciamo un certo lavoro (o, in linguaggio sessantottino, apparteniamo ad una determinata classe sociale).
Quando il servizio mi permette di buttare un'occhio a chi è appena entrato, novanta volte su cento imbrocco la comanda, con stupore e disappunto di mia moglie che insiste perchè io giochi al superenalotto.

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