venerdì 22 dicembre 2006

I (bravi) cuochi lo fanno meglio


Non sono d'obbligo giacca e cravatta. Tutto quanto - l'ambiente, il servizio, il menu - contribuisce a rafforzare l'idea che è possibile fare le cose per bene (...) che si può creare un'oasi di benessere tranquilla, informale, ma sofisticata e raffinata, proprio nel centro - anche se opportunamente defilata - del carnaio e del lerciume.
Chi parla di chi? Dubito che indoviniate.
Ancora una volta è Anthony Bourdain che descrive il ristorante di Bouchon a Las Vegas, un piccolo angolo di Parigi nel casino dei casinò della città maledetta.
Lo spazio e le possibilità di Blogger non mi permettono di postare altre foto ma, se qualcuno lo vuole, posso indicargli un sito dove trovarne un'intera galleria dedicata a Bouchon.
Chi segue questo blog sa quanto io ami Parigi. Ma non è su questo che vorrei dilungarmi, quanto sulle parole di Bourdain, che mi hanno fatto riflettere.
E' possibile fare le cose per bene, anche nel letamaio di Las Vegas. E' possibile quindi fare le cose per bene anche nel letamaio delle periferie delle nostre città, o in un paesino di poche anime, perso tra le vie dei monti? E' possibile, almeno secondo Bourdain.
Un mese fa giravo tra le stradine di Capalbio, noto centro balneare della Maremma, diventato famoso quando Achille Ochetto era segretario del Pci-Pds ed aveva (ha) la casa a Capalbio. Assieme o dopo di lui - la cosa non mi interessa - schiere di Vip hanno scelto questo posto che, vi assicuro, non ha niente di più di tanti altri centri di mare. L'unica cosa che mi ha colpito è stato il gran numero di ristoranti nel centro storico. Lo stesso discorso potremmo farlo per Ponte di Legno, resa famosa dal senatur della Lega, per Baschi dove Vissani (grazie a Massimo D'Alema) opera, si fa per dire, in un posto perso tra la nebbia ed i dirupi, o ancora per i Castelli Romani dove vive Antonello Colonna (mentore Giuliano Amato, quand'era presidente del Consiglio) o per Rubano (sapete dov'é?) sede del piccolo genio di Massimiliano Alajmo.
Ho citato nomi illustri e pluridecorati.
Ma quanti grandi e bravi chef sono nascosti nell'Italietta dei Cento Comuni (me compreso, ah ah), e quanti invece scalzacani si fregiano di essere importanti solo perchè hanno un locale in centro.
Questa è la linea di confine. A volte (o spesso?) il meglio non deriva dalle capacità individuali del pirla che sta in cucina, dalla moglie o dai collaboratori che stanno in sala, ma solo dal sito topografico in cui si colloca il ristorante o - ancor peggio - dagli agganci politici e dalle pablicrelascion di qualche manager scafato.
E' importante? Per molti sì. Per me sicuramente è importante finire questo post, prendere una pastiglietta, leggere qualche pagina di un buon libro, fumarmi l'ultima sigaretta ed addormentarmi sapendo che quello che dovevo fare oggi l'ho fatto, e nel migliore dei modi.
Fuori, il lerciume può anche scorrere come un fiume in piena.

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