martedì 9 gennaio 2007

American dream


Quindi siamo negli Stati Uniti per aprire il nostro ristorante italiano. Dopo i primi giorni di ambientamento cominciamo a renderci conto che le cose sono ben diverse da come le vediamo dalI'Italia.
Attrezzature ed arredamento. Si può metter su un'attività con molto (design, architetti, grandi strutture, eccetera) ma anche con poco. Gli americani sono prammatici: altrochè acciaio inox, tutto in alluminio, banconi, forni, non si sa mai. Se va bene c'è tempo per cambiarli, se va male sai quanto hai speso.
Tovagliato. Non esiste. In un solo locale abbiamo trovato il servizio all'italiana. Lì si mangia sul tavolo nudo, pulito (e disinfettato?) con spruzzino e vileda, anche se stai cenando a venti centimetri di distanza. In un altro locale "italiano" addirittura la tovaglia era sotto un pesante cristallo, tipo ufficio. Qui il buon gusto si spreca, come le bandierine tricolori.
Avevamo anche trovato "l'occasione": una costruzione su due piani ad L, cucina al centro dello stabile, tre sale per un centinaio di posti a sedere, discretamente tenuta (a parte la cucina dove si dovevano indossare gli stivali e la mascherina), con un prato attorno di almeno duemila metri quadrati ("D'estate si possono fare i banchetti all'aperto", ci aveva suggerito l'agente immobiliare che ci accompagnava), in un posto sul mare dove LL Bean da solo porta almeno un milione di presenze. Prezzo molto interessante, soprattutto se paragonato ai nostri prezzi.
Ok, Ok friend, but... but i money la banca ce li da?
Il punto è tutto qui. Passare dal businessplan al dreamplan sta tutto qui. La banca quanti money ci da per il nostro progetto? Oh, c'ho messo otto mesi per studiarlo, mica è improvvisato, mica è un colpo di testa: quindi, la banca, quanti money?
Cioè, abbiamo un ristorante in Italia che va bene, mollo tutto per venire qua, mi faccio il culo prima di tutto con la lingua, poi per insegnarvi che non esistono solo cisburgher o linguini (con la i) impestati di aglio (perchè in Italia si cucina solo aglio), mi impegno per il resto della vita in mezzo alle tormente di neve. Ma voi quanto mi date?
Sorry, for us i ristoranti sono una categoria a rischio, nascono e muoiono con la velocità dei divorzi di Elisabeth Taylor. Lei ne apra uno a sue spese, poi - se va bene - possiamo finanziarle eventualmente il secondo.
Ma dovè finito l'american dream? Ma Bill Gates non ha cominciato solo con una grande idea nella testa, come Cesare Ragazzi? E che, io sono meno di Bill Gates?
Ho capito. Gli gnocchi siamo noi, i creduloni, gli italiani che credono ancora che basti l'idea. Qui (come dappertutto) il business si fa con i soldi, tuoi. Se non li hai, cazzi tuoi.

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