martedì 30 gennaio 2007

Caffè e latte



Leggo, anzi stavolta vedo nel solito giornale online le immagini di una cafeteria americana con tanto di prosperose cameriere dal generoso décolleté.
Abbiamo sempre guardato agli States come terra di nuove mode ed esperienze che, di lì a poco, avrebbero invaso anche il nostro Bel Paese. Che uno fra i più prestigiosi quotidiani italiani mi metta sulla sua homepage una notizia del genere, mi lascia perlomeno perplesso. Dove sta la news?

Sfido qualunque bar e ristorante nostrano a scegliere il suo personale di sala o al banco in base alla pessima presenza. Meglio un'oca con un paio di tette così che una Nobel sdentata alla cassa, o no? E' una questione di matketing: per portar fuori piatti o servire un caffè il nostro personale non viene scelto in base a quante lauree ha nel suo curriculum, ma possibilmente sull'immagine che propone di sè. Che, poi, lo stesso discorso vale per i cuochi: uno chef che porta una 58 ma non sa fare una besciamella è preferibile (in sala) ad un genio della cucina che sembra appena arrivato dal Bangladesh o dall'isola dei famosi. Sarà uno stereotipo, ma una bella pancia nel cervello del cliente significa: qui si mangia bene.
Insomma, l'abbiamo detto tante volte, l'occhio vuole la sua parte.

Su questo l'America non ci insegna nulla. Un paio di mesi fa, in giro per l'Umbria e la Toscana, superata Baschi con il suo monumento a Vissani, mi immetto sulla statale che porta a Perugia. C'è una deviazione per lavori in corso che mi porta alla periferia di non mi ricordo quale paese, vedo l'insegna di un bar e decido di fare una pausa. Sono le dieci di domenica mattina e gli avventori - considerando il posto e l'ora - sono anche tanti, al bancone una trentenne ben attrezzata ci chiede cosa prendiamo. Beh, nonostante l'ora, vi assicuro che era difficile guardarla negli occhi per darle l'ordinazione: la palpebra calava impietosamente sul davanzale, anche non volendo. Credo bene che gli affari andavano a gonfie vele (è proprio il caso di dire).

I ristoratori seri, quelli in, quelli con le stelle, so che con questo discorso non sono d'accordo, e mi associo. E' vero, come diceva quella pubblicità, che la patatina tira sempre, ma non fa affatto né classe né eleganza esporre centimetri quadrati di pelle gratuitamente, anzi.
Coco Chanel insegna. In visita all'Hotel des Ambassadeurs, a Parigi, la direzione ci assegna un'accompagnatrice non meglio definita (impiegata, hostess o direttrice? Quest'ultima ipotesi la escluderei, visto che sarà stata appena oltre i trent'anni). Niente gioielli per la signorina, neanche un anello, capelli neri raccolti in uno chignon, niente trucco pesante, calze chiare, scarpe décolleté nere con tacco 3, abitino Chanel blu con scollatura a giro collo, maniche a trequarti e gonna appena sopra al ginocchio. Lo confesso, me ne sono innamorato.
Lo charme non va a cmq. di scollatura.

Ultima considerazione sul giornalismo nostrano. Se l'America è quella di Sex and the City, questa delle cameriere in top Repubblica poteva anche risparmiarsela.

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