sabato 27 gennaio 2007

Tavoli separati



"C'è qualcuno in sala che vuole salutarti". Spesso sono clienti-amici che bon ton vuole che si risponda con un sorriso, altre volte sono degli emeriti scassamarroni. Guardingo metto la testa in sala e trovo Giorgio (chiamiamolo così per convenzione): "Che fai da 'ste parti? Sei da solo?"
Sguardo imbarazzo: "Passavo di qui, sì, sono da solo". La serata è quasi finita, quindi ho tutto il tempo di dedicarmi ad un caro vecchio amico.

Giorgio ed io, due vite parallele. Ci passiamo di qualche mese, due figli entrambi e - com'è la vita! - coetanei, i suoi tutti e due che lavorano, stesso percorso di vita, stessi ideali sessantottini.
"Claudia (chiamiamola così anche lei per convenzione) come sta?".
Silenzio imabarazzato.
"Stiamo separandoci".
Cos'è e com'è successo? Mi sembra impossibile. Una coppia di ferro, sempre insieme, mano nella mano, niente grilli per la testa. Se fossero altre persone la cosa non mi stupirebbe, ma Giorgio e Claudia, proprio non ci credo.
"Hai un'altra? C'è un altro?"
Giorgio nicchia. Capisco che non gli va di parlarne, anche se abbiamo condiviso cose ben più segrete. Poi si stappa, e racconta.

"No, non c'è nessun'altra, e non credo che neanche lei abbia un altro. Da un po' di tempo la vedevo strana, non si parlava se non di lavoro. Dopo cena, quando finalmente eravamo da soli a casa, si piazzava davanti alla televisione e basta".
"Ma... sesso?"
"L'abbiamo sempre fatto, bene, anche se dovevo sempre chiedere io" - ... silenzio imbarazzato... - "Insomma, dopo quasi trent'anni insieme mi aspettavo ogni tanto qualche slancio, per ravvivare la solita minestra. Sarà la pre-menopausa, sarà qualcos'altro, non so, ma da quattro mesi non si batte chiodo. Ogni tanto buttavo lì una battuta, una provocazione: conosci Claudia, non è stupida, e le cose le capisce al volo. Invece niente, nessuna reazione".
Pausa di silenzio.
"Sai, è come quando ti innamori: sai che sei innamorato, ma non sai definire cos'è. Così arrivi ad un punto che capisci chiaramente, lo avverti, anche se non sai definire come, che è finita. Martedì sera mi decido ad affrontare l'argomento. Le dico: mi sembra che ci sia qualcosa che non va, è tutto finito?"
"Sai cosa mi ha risposto? Se lo dici tu. Chiusa la discussione. Nessuna reazione, nessun non dico dolore, ma almeno rammarico, acqua fresca, come se essere stati insieme per trent'anni sia stata acqua fresca. Nessun impeto d'orgoglio per dire, eh no, non butto via così trent'anni insieme. Cazzo, abbiamo messo su una famiglia insieme".

Giorgio sta facendo i bagagli e, sembra, la cosa non tocca minimamente Claudia.
Cosa sta succedendo? Com'è che le coppie scoppiano così da un giorno all'altro? Capisco i ragazzini che si conoscono sui banchi di scuola, capisco che crescendo non sempre i percorsi coincidono, subentrano altri interessi, altre idee, altre esperienze, ma non capisco come può succedere che una persona imploda.
Ai tempi delle prime lotte femministe (il corpo è mio e me lo gestisco io) nelle donne c'era una ricerca di identità del proprio ruolo nella famiglia e nella società. Lotte sacrosante. Ora mi pare che la ricerca è nel mandare affanculo gli uomini, per il puro gusto di farlo, come a dire: io sono donna, sono autosufficiente, e non me frega un accidente né di te né di voi, maschi in genere. Io sono io, punto e basta.
Poi sento nei dibattiti televisivi di metà pomeriggio: dovete crescere, cari uomini, diventare maturi, non siamo il vostro zerbino. Io sono cresciuto con altri princìpi, come quello della democrazia anche nella vita di coppia; quando una persona vuole sopraffare un'altra, non è più democrazia, ma dittatura.
Prima era da una parte, ora sta arrivando dall'altra?

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