martedì 6 febbraio 2007

Eta Beta


Qualche mese fa la tv ha mandato in onda uno spot del governo, per sollecitare gli italiani a suggerire quello che era piaciuto o meno sulle vacanze trascorse. Non so se quegli spot fossero il frutto di qualche avanzo di bilancio e che fine abbiano fatto i suggerimenti arrivati.
Personalmente credo che la nostra classe politica, indistintamente, sia così tracotante da fregarsene altamente dei suggerimenti della "gente", di quella gente che li ha messi lì.
Sì, perchè tutti noi che abbiamo viaggiato un pochino abbiamo visto cosa si fa in giro : alcune idee ce le siamo portate a casa e le abbiamo applicate alla nostra attività, altre - che non dipendono da noi - sarebbe bello raccoglierle in un grande paniere dove i nostri amministratori possano attingere a piene mani per migliorare la res publica.
Nella mia trasferta americana mi ha colpito molto il Public Market di Portland, ME. Il Public Market è ospitato in una bella struttura, presumo del Comune di Portland visto che è Public, dove i produttori agricoli, zootecnici, i pesctori, i panificatori ed i pasticceri hanno un loro stand, presumo in affitto, e vendono direttamente i loro prodotti. Non è il mercatino rionale settimanale; da noi gli ambulanti non sono nient'altro che commercianti, non pagano l'affitto del negozio ma la tassa sull'occupazione del suolo pubblico, ma sono sempre commercianti che costituiscono la fine della filiera che prevede altri numerosi intermediari.
L'idea americana, invece, è semplice: dal produttore al consumatore, senza intermediazioni. Ci guadagnano i produttori, i consumatori e l'amministrazione pubblica. Ricordo ancora le aragoste fresche (siamo nel Maine) a 10 $ alla libbra, splendida frutta e verdura a prezzi decisamente più bassi che da noi, torte e pasticcini del piccolo laboratorio da comperare senza ritegno.
Perchè non importare il modello?
A onor del vero mi pare che qualche comune (Torino?) abbia tentato l'esperimento, ma la cosa va estesa ad ogni realtà.
Sento subito le obiezioni più diverse, ma a tutte c'è una sola risposta: volere è potere. Questa è la vera liberalizzazione.
Intendiamoci, non sono contro il piccolo commercio, anzi è vero il contrario. Sono contro le rendite parassitarie, contro la speculazione. E' inconcepibile che il contadino conferisca i propri prodotti ad un primo intermediario, che li vende ad un grossista, che li rivende al negoziante, e quindi finalmente arrivano sulle nostre tavole. E parlo del mercato interno, perchè se arrivano dall'estero la filiera quasi si raddoppia, ed ogni passaggio prevede un "ritocco" del prezzo. Giusto, perchè neanche il cane muove la coda per niente, ma se riusciamo ad eliminare qualche anello la catena si accorcia ed il peso è minore.
Idea semplice, forse troppo semplice per certe menti contorte.

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2 Comments:

Blogger Pepenero dice che...

sarebbe un'ottima iniziativa ma dubito fortemente sulla sua concreta realizzazione

07 febbraio, 2007 10:23  
Anonymous Anonimo dice che...

Quando ero giòvane, andai al mercato di Reggio Emilia a vendere prodotti da me coltivati in un'azienda biologica. Che casino fare i conti con le bilance, ma che soddisfazione!

07 febbraio, 2007 11:36  

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