mercoledì 28 febbraio 2007

Lasciate che i bimbi


Ringrazio Ruben che nel suo Patio Andaluz ha sollevato il problema.

Dovete sapere che la mia cucina è semiaperta, cioè è chiusa, ma non ha una porta d'ingresso che si chiude: dalla sala possono sbirciare dentro e vedermi, e viceversa, e così i rumori, che trasmigrano come in vasi comunicanti.
Dalla cucina sento quando entra qualcuno in sala (il tonfo della porta d'ingresso è inconfondibile), quando è ora di uscire con la portata successiva (il suono delle posate e dei piatti che vengono raccolti), quando qualcuno si è accomodato ad un tavolo (il tintinnio dei balloon che vengono prelevati dal service), quando un tavolo è al caffè (risate fragorose ad intermittenza: c'è sempre qualcuno che racconta barzellette) o è già arrivato al conto (le risate cessano di colpo). Tutti segnali che ormai fanno da sottofondo al nostro spadellare ed impiattare.
Ma succede anche che l'atmosfera sia allietata da gridolini e risatine di piccoli clienti. E' normale. Più sono piccoli e più sono spontanei ed incontrollabili. Il grave è quando i genitori se ne fregano altamente, pensando di essere al nido o nell'intervallo delle elementari.
Il bimbo di pochi mesi piange e non c'è verso che smetta? Non c'è problema: la nuova pediatria impone di non reprimere i figli, ed allora lasciali urlare. I più grandicelli si sono stufati di stare seduti e cominciano a giocare a darsela-e-prenderla per tutta la sala? Non c'è problema: qui non passano macchine, e quindi possono giocare sicuri.
Non importa se altri persone vorrebbero pranzare o cenare in santa pace, non importa se il bimbo va a sbattere contro una cameriera, rischiando di farle rovesciare il plateau di bicchieri o la minestra bollente, non importa se a tutti - cuochi compresi - dopo mezz'ora di urli il sistema nervoso è arrivato alla soglia della reazione schizofrenica. L'importante è che i figli non siano repressi, ne va del loro sviluppo psicologico futuro.
Ho la sensazione che si confonda la libertà con il menefreghismo e la mala educazione. Non è colpa dei figli, è colpa dei genitori: i bimbi non sono mai cafoni, lo sono i genitori. In una società permissiva un bel ceffone è una bestemmia, una violazione dei diritti dei minori, una violenza da telefono azzurro. E si rischia un bel servizio
sul mostro nel tg nazionale.

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12 Comments:

Blogger Loste dice che...

Red, sacrosanto.
Ai miei figli ho insegnato che al ristorante oltre a star seduti si parla anche sottovoce, e questo risultato, lo ammetto, l'ho ottenuto anche con qualche sano e libero schiaffo, scapaccione o boccatone, fate voi. La giovane insegnante "mani di forbice" ha commesso un solo errore, abbassarsi goliardicamente a scherzare con quel bimbo, per poi sbagliare mira. Se invece lo avesse sbattuto fuori dalla porta, accompagnato dal bidello in presidenza e spedito a casa con nota di comportamento, avrebbe sicuramente evitato di passare dalla ragione al torto. Mancano è vero due sane zampate nel culo !!!!
Un caro saluto.

01 marzo, 2007 09:00  
Blogger ruben dice che...

Parole sante, santissime; Non hai idea di quanto condivida il tutto. E purtroppo non posso mai esprimermi senza sentirmi dire "Voglio vederti quando ne avrai uno", il che mi fa morire dalla rabbia perché attualmente sono inerme. Ora passo per una befana che sgrida i neo-barbari sull'autobus e che se potesse fornirebbe loro degli arbre-magiques da mettere sotto le ascelle.
L'estate in cui ho finito scuola sono andata a fare la stagione al mare: ok, ero una ragazzina e volevo solo guadagnare. Ma m'impegnavo e lavoravo sodo, anche se non conoscevo il mestiere. E stare in piedi anche 12 ore al giorno portando vassoi pesanti in mezzo a quegli incivili che saltavano dappertutto mentre i genitori facevano i cazzi loro, non mi andava giù. Una dritta per le tue cameriere? Dì loro che di tanto in tanto appoggino il vassoio bello caldo sulle loro testoline, o che pestino "per sbaglio" quei piedini irrequieti...

01 marzo, 2007 09:02  
Anonymous Anonimo dice che...

Tutta colpa dei nonni, penso io. Nel senso che questa è una nuova generazione tirata su dai nonni, che non dicono mai di no, che non sanno porre limiti (e che tutto sommato non sono obbligati a farlo), perché "cocco de nonna". E i genitori, che forse stanno coi figli solo al ristorante venerdì o sabato sera non hanno più nemmeno il coraggio di strillare i propri figli. Lo so, sono magari un po' forte nelle mie affermazioni. E' grazie ai nonni che molte donne possono lavorare etc etc. Io però, coi nonni, mia figlia ce la lascio solo per momenti ludici. Non devono avere loro le responsabilità educative. Loro hanno già dato.
Noi, da quando abbiamo una figlia, al ristorante purtroppo andiamo sempre meno. E quando siamo in gruppo io tremo per quello che lei potrà combinare...Epperò, certe volte le cose si possono spiegare ai bambini....basta un po' di volontà e costanza e loro capiscono...

01 marzo, 2007 11:10  
Blogger Labelladdormentata dice che...

Abbiamo cominciato a portare i figli al ristorante, quello vero, non la pizzeria, fi da quando erano appena nati. Scegliendo ovviamente gli orari in cui sapevamo di dare meno fastidio, certo non di sera a cena, e facendoci comunque mettere in punti poco esposti. Avevamo sempre con noi scorte di giochini e colori e carta per tenerli occupati, e ovviamente cercavamo di mangiare il più velocemente possibile per evitare che si annoiassero. Man mano che loro crescevano, potevamo rilassarci sempre più e ora è davvero un piacere portarli fuori a cena! Ma dobbiamo anche ringraziare di cuore i nostri amici ristoratori che ci hanno sempre accolti con calore e dato una mano nel scegliere i tavoli, e nel fare sentire bene accetti i ragazzi.
Sull'educazione, devo dire che di zampate nel sedere ne ho date ben poche: di solito mi basta un'occhiata e poche parole a bassa voce. Ma si sa: sono una mamma...cativaaaaaaa!!!!!

01 marzo, 2007 14:17  
Blogger ruben dice che...

Non credo che si debba colpevolizzare i nonni: i nostri genitori ci hanno impartito regole di educazione sacrosante, sta poi a noi farle nostre e tramandarle ai nostri figli. Se io, genitore, impongo al nonno di non sgridare suo nipote perché i bambini devono imparare ad "auto responsabilizzarsi", allora non contribuisco certo a tramandare la tradizione. I miei genitori e mia suocera la pensano alla "maniera di una volta" e sono certa che se si sentiranno autorizzati a dare ai miei futuri figli una bella sculacciata, sapranno il fatto loro e saranno più che autorizzati a farlo. Anche se alcune cose sono cambiate, loro hanno allevato bambini prima di me e non sono io che devo insegnare a loro come si fa.

01 marzo, 2007 14:27  
Anonymous Anonimo dice che...

Cosa aggiungere? Mi pare che abbiate già centrato pienamente il problema.

01 marzo, 2007 17:38  
Anonymous Anonimo dice che...

X ruben: in realtà io non è che colpevolizzo i nonni, anche se mi rendo conto che dal mio commento poteva sembrare questo. Io colpevolizzo i genitori che affidano ai nonni l'educazione dei figli. E sono certa che sono eventualmente quelli come me (che dai nonni i figli ce li lascio poco) che danno limiti ai nonni. Un nonno che tiene il nipote a pranzo, quando esce da scuola fino alla sera, fa, secondo me, le stesse funzioni di un educatore. Anche se di fatto i suoi legami affettivi col nipote lo porterebbero solo a riempirlo di coccole. Quindi che fare? Secondo me prevale sempre il lasciar correre, che fa più danni che altro. E consente poi ai bambini di scorrazzare per il ristorante di red chef (e quello di tanti altri) senza che i genitori riescano a fare nulla per imporre la loro autorità. Ecco il nodo: i bambini di oggi, ma credo anche la generazione dei ventenni, non hanno più il rispetto per l'autorità. Non riconoscono l'autorevolezza di una voce più delle altre e questo semplicemente perché non l'hanno mai conosciuta. Non basta qualche sera della settimana con i genitori...

02 marzo, 2007 12:16  
Blogger restodelmondo dice che...

Non so, Meringa: io sono stata educata moltissimo da dei nonni (nel senso che dici tu), e dei nonni tendenzialmente "coccolatori": ma sapevo benissimo come comportarmi in situazioni "formali" o affini. E mi ci comportavo, perché era "quel che si fa" - e il "quel che si fa" era una considerazione che veniva ancora prima della minaccia di un ceffone da mamma o un'occhiatccia dalla nonna (che era pure peggio).

E tutto questo, essendo socialmente abbastanza imbranata, peraltro.

(Non credo all'idea che i genitori siano gli unici educatori possibili. Anche perché, storicamente, i bambini non sono mai stati allevati necessariamente dalle madri - o ancor meno dai padri: i nobili e i borghesi avevano le tate, nelle fattorie la zia nubile o la sorella maggiore badava a tutti i pargoli della famiglia allargata...)

04 marzo, 2007 18:15  
Blogger Sandra dice che...

dico solo una cosa.ai miei tempi a cena o pranzo con i grandi dovevamo stare seduti a tavola.composti.chiaccherare con i genitori.in tono molto educato.e restare seduti fino alla fine della cena. sempre.
ora ti camminano anche in cucina se non stai attento red!!
non ci sono più i genitori di una volta.
per non parlare dei piccini che vengono trascinati fino a mezzanotte nelle culle.ne vogliamo parlare?noi si andava a nanna alle 20!!

08 marzo, 2007 22:08  
Anonymous Anonimo dice che...

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04 dicembre, 2009 03:13  
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